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Aumento Iva al 25%: cosa cambia per gli italiani?

Aumento Iva al 25%: cosa cambia per gli italiani?

L’aumento dell’Iva previsto dalla Legge di Stabilità 2016 è certo e inevitabile. Ciò significa che gli italiani entro i prossimi due anni vedranno lievitare le loro spese.

La buona notizia è che lo stop alle clausole di salvaguardia previste dalle manovre finanziarie su Iva e accise vale per il 2016, ma la cattiva notizia è che dall’anno prossimo le tasse sui consumi subiranno un sensibile aumento.

Infatti, nel 2017 l’Iva ordinaria passerà dall’attuale 22% al 24%, mentre quella “ridotta” dal 10% al 13%. L’aumento dell’Iva proseguirà poi nel 2018, toccando il 25%. Non ci sarà bisogno di nuove disposizioni legislative in quanto l’aumento è già inserito nel programma dell’ultima manovra del Governo, la “voluntary disclosure”, volta a far rientrare i capitali evasi portati all’estero in seguito a una politica di agevolazioni e detrazioni fiscali eccessiva.

Aumento Iva nel prossimo biennio: i motivi
Le agevolazioni consentite in Italia hanno reso la politica fiscale italiana troppo sperequativa: il nostro Paese, infatti, risulta all’ultimo posto in Europa per gettito d’Iva. Lo scopo del Governo è quello di frenare l’evasione fiscale, ma le conseguenze sull’economia italiana potrebbero essere negative.

Nell’annuale rapporto sulla finanza pubblica la Corte dei Conti si è espressa sostenendo che l’incremento dell’imposta sul valore aggiunto non si potrà evitare se non si tagliano le spese fiscali, ma il Governo Renzi non sembra voler intraprendere questa strada per ridurre l’Irpef.

La Corte dei Conti evidenzia come quella che sta avvenendo è una vera e propria “fuga dall’Irpef”, il quale è aumentato e si è posto come una specie di “scorciatoria” intrapresa da alcune categorie in seguito ai ritardi e alle difficoltà di una riforma tributaria intesa a ridurre la pressione fiscale.

Cosa comporta l’aumento dell’Iva?
La Legge di Stabilità 2016 è intervenuta anche sulla clausola di salvaguardia relativa alle accise sui carburanti. Tra il 2017 e il 2019 infatti sono previsti altri incrementi delle accise sulla benzina, per un totale di 700 milioni di euro.

A farne le spese saranno ovviamente gli italiani, che nel 2016 hanno già tirato la cinghia anche sul carburante e che saranno chiamati ad ulteriori sacrifici dai rincari previsti nel prossimo triennio.

Una più alta tassazione sarà infatti una stangata per l’economia nazionale, già caratterizzata dalla stagnazione dei consumi. Il conseguente aumento dei prezzi al consumo potrebbe essere tale da disincentivare chiunque all’acquisto di molti beni d’uso quotidiano. Agli italiani l’aumento dell’Iva costerà in media sui 400€ a famiglia nel 2017; nel 2018, con l’Iva che dal 24% arriva al 25%, la spesa per nucleo familiare sarà di circa 500€, mentre l’inflazione salirà all’1,72%.

L’aumento dell’Iva andrà a colpire tutti gli italiani e non solo alcuni contribuenti, come invece prevedono le attuali misure fiscali. L’obiettivo è quindi quello di portare a una minore sperequazione e quindi minore diseguaglianza fiscale, ma se non si modificano le regole strutturali, sottolineano i magistrati contabili, la sola riduzione delle aliquote progressive potrebbe accentuare tali diseguaglianze.